Canapa, la produzione parte alla grande

Avviati i macchinari per la stigliatura della fibra raccolta lo scorso anno

Grazie al consorzio Canapaitalia, costituito a Ferrara nel 1999 per volontà di alcune aziende agricole e industriali, alcuni anni fa era cominciata la sperimentazione che ha portato alla reintroduzione della coltivazione della pianta e alla nascita di uno stabilimento di prima trasformazione. In questi giorni è in funzione il reparto stigliatura, dove viene diviso il legno dalla fibra. "Inizialmente volevamo mettere in moto tutti i macchinari, ma ancora stiamo andando avanti con dieci dipendenti. L'ultimo turno, infatti, di altre otto persone, finirà il corso a breve e allora ci muoveremo più veloci". Nei nuovissimi capannoni, un odore di fieno intenso e i ragazzi, tutti molto giovani, intenti a lavorare. La rotoballa viene messa su un nastro trasportatore e poi srotolata come un tappeto, "utilizziamo anche il raccolto di alcuni anni fa, quello piantato in via sperimentale"; gli steli della canapa passano sotto gli speciali battitori in acciaio, e le macchine, che lavorano ad aspirazione, procedono alla divisione. Dopo di che il prodotto subisce una prima pettinatura per pulire la fibra dalle rimanenze. "Poi procediamo alla separazione della fibra lunga, quella più pregiata che va al reparto pettinatura, da quella corta o stoppa che può essere riutilizzata per produrre carta, imbottiture oppure cardata e ripettinata, "cosa che a noi non conviene... almeno per il momento. La speciale segatura viene venduta facilmente ai maneggi: assorbe tre volte tanto di quella normale, è veramente eccellente". Anche il legno potrebbe essere riutilizzato in bio edilizia o come combustibile per centrali elettriche. L'impianto è dotato anche di uno speciale meccanismo di recupero delle polveri che verranno vendute alle industrie chimiche per fare speciali plastiche biodegradabili. "Non si butta via niente, e per l'ambiente nessun problema, l'impianto non inquina". Le rotoballe sono sistemate in un apposito capannone, la produzione dell'anno scorso si è aggirata intorno ai 25 mila quintali "speriamo di fare meglio. Un primo raccolto è già terminato, ma le condizioni climatiche non sono eccellenti. Le piante avrebbero bisogno di molto caldo iniziale e poi di tanta umidità... Da quando abbiamo cominciato è l'esatto contrario". A parte le quantità, il meteo influisce anche sul colore della canapa stessa "pensavamo di ottenere un prodotto finito di colore tendente al bianco, ma invece è leggermente scura, sul marrone. Ciò significa che dovrà essere sottoposta ad ossigenatura, così da schiarirla". Insomma, "si impara col tempo, a livello teorico tutto è possibile, ma bisogna lavorare per capire quali e quante possono essere le difficoltà e gli errori". La produzione, intanto, da tempo è stata venduta allo stilista Giorgio Armani e aumentano le richieste anche da parte di tante altre ditte. Per i contadini inoltre è conveniente piantare la canapa nei periodi in cui i terreni devono essere lasciati a riposo "abbiamo l'esperienza di molte terre ormai aride che, dopo aver ospitato la canapa, sono tornate fertili nel giro di pochissimo". Le piantagioni principali si trovano a Ferrara e Bologna "anche a Modena, ma il trasporto crea certamente più difficoltà". Millecento ettari che alla fine del 2004, se tutto va per il meglio, si trasformeranno nei primi capi di vestiario creati con la fibra nata e lavorata nella nostra zona. "Una scommessa che siamo sicuri di poter vincere".

Annarita Bova

La Nuova Ferrara, lunedì 26 luglio 2004