CoopHumus
Conclusioni
A distanza di due anni dal ritorno delle coltivazioni di canapa da fibra in Italia iniziano ad emergere i primi risultati concreti, frutto di un lavoro di ricerca e sperimentazione avviato in questo periodo in varie parti del paese. La Cooperativa Humus, all'interno del vasto programma di iniziative e prove sperimentali promosso da Assocanapa su tutto il territorio nazionale, si era proposta di valutare gli eventuali possibili impieghi della canapa nel settore cartario, considerata anche la nostra vicinanza col polo cartario di Fabriano.
Nel corso di un convegno tenutosi ad Ascoli Piceno il 3 e 4 Aprile 1998, intitolato "Terra.. di carta. Canapa: il ritorno di una coltura millenaria e le sue prospettive di utilizzo nell'industria cartaria", si era prospettata la possibilità di avviare un progetto di sperimentazione che coinvolgesse il Centro Tecnico Industriale del Poligrafico dello Stato di Roma e le Cartiere Miliani di Fabriano. il progetto è stato iniziato nell'ottobre 1998 dal Consorzio Universitario Piceno mentre i risultati della sperimentazione si sono avuti nel maggio dello scorso anno e sono stati, per alcuni versi, superiori alle aspettative.
La sperimentazione, effettuata utilizzando due varietà di canapa francese (Futura e Fedrina) e una varietà italiana (Fibranova), si proponeva tra i propri obiettivi:
- Valutare le caratteristiche chimiche della pianta, rilevanti ai fini di una successiva trasformazione industriale (cartaria e non);
- Produrre paste cartarie ad alta resa (CTMP e RMP) da tiglio e da canapulo;
- Produrre paste cartarie chimiche da tiglio e da canapulo;
- Produrre carte contenenti paste chimiche e ad alta resa di canapa, sia da sole che in miscela con paste di altre essenze;
- Produrre carte con le paste chimiche di tiglio e di canapulo.
I risultati di questo primo anno di studio sperimentale sono stati più che buoni anche se sarà necessario approfondire alcuni aspetti ed effettuare ulteriori prove sperimentali. Da questo primo studio sono comunque emerse le seguenti conclusioni: Le varietà di canapa presentano una notevole variabilità per quanto riguarda la percentuale delle tre componenti. Per il tiglio si passa dal 26,4% della Futura al 19,S% della Fibranova. Si conferma la maggiore attitudine delle varietà italiane alla trasformazione tessile grazie alla loro relativa facilità ad essere ripulite e pettinate.
- È possibile ottenere una pasta CTM da tiglio con buone caratteristiche meccaniche ed ottiche già con un solo stadio di raffinazione, nessuno stadio di sbianca e un ridotto consumo di reattivi chimici.
- La pasta CTM di canapulo raggiunge caratteristiche meccaniche di sicuro interesse considerata la lunghezza delle fibre.
- È possibile applicare al tiglio un processo di trasformazione in paste cartarie ancora più blando, come il processo RMP, che esclude in pratica l'uso dei reattivi chimici.
- L'aggiunta di paste RM da tiglio sembra apportare migliori caratteristiche ad un macero di bassa qualità soprattutto per quanto riguarda l'indice di lacerazione e anche il grado di bianco.
Il processo alcali - ossigeno (anche con una ridotta quantità di reattivo) permette di ottenere dal tiglio di canapa una pasta chimica con ottime caratteristiche e con un grado di delignificazione piuttosto elevato.
Alla luce di questi risultati emergono due dati salienti: l'ottimo comportamento del tiglio di canapa nella produzione di paste di cellulosa sia di tipo chimico, sia CTM, sia RM; il sorprendente comportamento del canapulo nelle paste CTM che ne fanno un valido sostituto del pioppo utilizzabile ad esempio nella produzione di carta da giornale.
* La pasta chimica di tiglio è stata inoltre da noi inviata a diverse cartiere italiane (Fabriano, Bologna, Vicenza) per essere testata nei loro laboratori. Alcune di queste cartiere utilizzano già cellulosa di canapa importandola dall'estero ad un prezzo di circa tre - quattro volte superiore a quello della cellulosa normale. I risultati che queste cartiere ci hanno inviato sono soddisfacenti e sembrano confermare le conclusioni cui è giunto il Poligrafico dello Stato. Gli esiti di questo lavoro sono stati presentati il 5 Novembre scorso presso la Sala Conferenze della Regione Marche ad Ancona nel corso di un'iniziativa organizzata dalla coop. Humus in collaborazione con l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Marche, il Consorzio Universitario Piceno e l'Assocanapa. All'interno dell'iniziativa è emerso il primo importantissimo risultato concreto scaturito dalla sperimentazione: Michele Lunetta, rappresentante della SLC-CGIL del Poligrafico di Foggia, dove è stata materialmente prodotta la nostra cellulosa, ha illustrato la proposta di ristrutturazione dell'impianto pugliese avanzata dai lavoratori a livello nazionale, in alternativa al piano di ristrutturazione presentato dai vertici dell'IPZS. Questo progetto prevede per Foggia l'allargamento della base produttiva tramite l'introduzione di una linea di produzione di cellulosa da fibre di canapa: se attuato, tale progetto consentirebbe di salvare circa trecento posti di lavoro e la messa a coltura di almeno 10.000 ettari di canapa a fronte degli attuali 300.
Significativi anche gli interventi dell'On. Corleone, Sottosegretario alla Giustizia, che si è impegnato affinchè vengano eliminati tutti quegli ostacoli normativi che rendono ancora rischiosa la coltivazione della canapa, e del Sen. Ferrante, della Commissione Bilancio del Senato, il quale ha proposto di dar vita ad un tavolo di concertazione tra Assocanapa, sindacati, Ministero del Tesoro e vertici del Poligrafico per analizzare le problematiche connesse all'utilizzo di nuove materie prime nell'industria cartaria. La Cooperativa Humus, insieme ad Assocanapa e alla CGIL di Foggia, sta attualmente lavorando affinché questo incontro, che potrebbe risultare decisivo, si realizzi nel più breve tempo possibile.
Per quanto riguarda la carta, siamo dunque ad un punto di svolta: la sperimentazione ha dimostrato che è possibile utilizzare canapa per produrre cellulosa di ottima qualità. C'è bisogno allora di scelte politiche coraggiose che vadano in questa direzione.
L'Italia, è bene ricordarlo, importa ancora oggi il 90% della cellulosa che utilizza.
Quella che fino allo scorso anno sembrava solo un'ipotesi stravagante, inizia ad essere una prospettiva concreta in linea con quello "sviluppo sostenibile" che oggi, in Italia e in Europa, è al centro della programmazione nei vari settori produttivi. Ciò gioverebbe all'ambiente, al lavoro, all'industria e, più in generale, alla qualità della vita dei cittadini.