SPERIMENTAZIONE NEL 1998 E NEL 1999

Un biennio di valutazione di varietà di canapa

Dalle prove sono emerse rese soddisfacenti nonostante rappresentino la media di sei ambienti dei quali solo due in irriguo. Non sono risultate differenze particolari per la produzione di biomassa e bacchetta, mentre si sono evidenziate per il tiglio le due cultivar ungheresi Kompolti e Kompolti H-TC. L'effetto irrigazione si è evidenziato in tutti i parametri, soprattutto in quelli quantitativi
Andrea Del Gatto, Domenico Laureti, Pierluigi Crescentin

Negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse per la canapa (Cannabis sativa L.), pianta di storia antichissima (se ne trovano testimonianze in un documento cinese del 2700 a.C.), da sempre coltivata come pianta tessile, ma la cui somiglianza con la Cannabis indica (canapa da droga), in primis, e la scarsa competitività economica rispetto a fibre alternative, naturali e non, avevano relegato a ruoli marginali.
La campagna denigratoria e persecutoria nei confronti della canapa da droga ha travolto parimenti quella da fibra (praticamente indistinguibile dalla prima) fino all'emanazione della "legge Cossiga" sulle sostanze stupefacenti del 1975, che ne ha sancito la scomparsa dagli areali di coltivazione italiani.
La necessità di soddisfare la sempre maggiore richiesta di materie prime naturali, ecocompatibili e riciclabili in tutti i settori dell'industria di trasformazione, e la contemporanea esigenza di disincentivare le produzioni eccedentarie hanno aperto nuovi orizzonti per una vasta gamma di specie vegetali alternative, fra cui la canapa. Questa specie presenta numerose peculiarità per cui è possibile ipotizzarne una felice reintroduzione: al di là degli innegabili vantaggi agronomici che l'impianto di una coltura miglioratrice e rinettante, come la canapa, può determinare e la relativa semplicità di coltivazione, che permette di sfruttare attrezzature agricole già esistenti in azienda, si tratta di un'essenza molto versatile che nel tempo ha ampliato i settori di utilizzazione, dai tradizionali tessile e cartario a tutto un nuovo panorama di destinazioni industriali alquanto diversificato, come la bioedilizia, la bioadiabatica, l'industria automobilistica, quella dei fonoassorbenti, dei materiali da imballaggio, delle lettiere, dei terricciati, ecc.
Dal punto di vista normativo la circolare Mipa n. 734 del 2-12-1997, in accordo col Ministero della sanità e dell'interno, ha, di fatto, consentito la reintroduzione della coltivazione della canapa sul territorio nazionale (Del Gatto et al., 1999a), ma dal punto di vista pratico-organizzativo restano ancora da colmare tutti quei gap che si sono accumulati nei venticinque anni di non coltivazione: è scomparsa, per esempio, ogni tipo di filiera esistente; è perciò necessario che sia riattivata la catena di utilizzazione.
Un altro problema è legato all'approvvigionamento di semente certificata di cui i francesi, coltivando canapa da sempre, detengono, in pratica, il monopolio. Inoltre, l'attuale contesto socio-economico impone un profondo processo di rinnovamento della tecnica colturale al fine di aumentare le rese, migliorare qualitativamente il prodotto e, soprattutto, contenere i costi di produzione (Del Gatto e Laureti, 1999). Allo scopo di fornire indicazioni sulle cultivar più rispondenti al fini della scelta varietale, la Sezione operativa di Osimo (Ancona) dell'Istituto sperimentale per le colture industriali (Isci) ha realizzato, in collaborazione con l'Azienda servizi nel settore agroalimentare delle Marche (Assam), una sperimentazione finanziata dalla Regione Marche nel biennio 1998-99 in due località.

MATERIALI E METODI
La sperimentazione è stata realizzata a Osimo dall'Isci e a Jesi dall'Assam. Sono state confrontate 6 varietà, due italiane (Carmagnola e Fibranova), una francese (Futura 77) e tre ungheresi (Kompolti, Kompolti H-TC e Uniko B), in uno schema sperimentale a blocco randomizzato con quattro ripetizioni in asciutto a Osimo e a parcella suddivisa con tre ripetizioni, in asciutto e in irriguo, a Jesi. Le principali operazioni agronomiche sono riportate nella tabella 1.

 

La preparazione del terreno è stata effettuata in modo convenzionale, come per altre colture da rinnovo. La semina è stata realizzata meccanicamente, a fila continua, in entrambi gli anni e in entrambe le località, con seme in eccesso per ottenere, con successivo diradamento, un investimento di 80-100 piante/m2.
Durante la conduzione delle prove sono stati determinati: numero di piante alla raccolta, diametro medio dei fusti a 5 cm dalla base e dalla sommità, altezza delle piante; a Osimo è stato effettuato anche il rilievo dell'epoca di fioritura. Alla raccolta, su 20 piante per parcella, è stato determinato il rapporto tra foglie e bacchetta (porzione del fusto dalla base alla parte superiore con fibra resistente, determinata sfilacciando con la costa di un coltello, a contrasto con il pollice della mano, la pianta a partire dall'apice). Le parti mediane di 5 bacchette per parcella sono state sottoposte, manualmente, a stigliatura verde, separando la corteccia (tiglio) dal cilindro centrale (canapulo). Bacchette, foglie, tiglio e canapulo sono stati, poi, essiccati in forno per 24 ore a 105 gradi C.
La loro incidenza relativa è stata utilizzata per determinare le rispettive produzioni unitarie (Del Gatto et al., 1999b).
L'irrigazione è stata effettuata per infiltrazione laterale da solchi somministrando 700 m3/ha ogni adacquamento, indipendentemente dall'evapotraspirazione.

 



AMBIENTE DI SPERIMENTAZIONE
Le caratteristiche dei terreni che hanno ospitato le prove sono riportate in tabella 2. Essi hanno presentato componenti chimico-fisiche simili: sono risultati ricchi in fosforo e potassio assimilabile, ben dotati in azoto totale e a reazione subalcalina; a Osimo si è riscontrata una dotazione superiore in calcare e inferiore in fosforo e potassio assimilabili. L'andamento termico (grafici 1 e 2) delle due località è decorso in maniera praticamente identica, tranne che per la prima decade di aprile del 1998, quando a Jesi si è avuta una temperatura media superiore di circa 5 gradi C. Le piogge sono cadute più copiose a Jesi durante tutto il ciclo della coltura, in particolare nell'intervallo estivo.

 



RISULTATI E DISCUSSIONE
Gli ambienti a confronto sono risultati statisticamente differenti in tutti i caratteri esaminati, mentre l'interazione ambiente per varietà non è risultata significativa, per cui vengono riportati solo i valori medi delle cultivar a confronto (tabella 3); queste non hanno evidenziato differenze statistiche nella produzione di biomassa e bacchetta, ma, in entrambi i caratteri, Carmagnola, in assoluto, ha raggiunto i valori più alti. Per la produzione di bacchetta quattro accessioni (Carmagnola, Fibranova, Kompolti e Kompolti ll-TC) hanno superato la produzione di 100 q/ha. Riguardo alla resa in tiglio si sono differenziate, entrambe con produzioni superiori a 40 q/ha, Kompolti H-TC e Kompolti (quest'ultima non diversamente da Fibranova e Uniko B), tutt'e due con la stessa produzione (35 q/ha). Carmagnola è risultata ancora al vertice per la produzione di canapulo (76 q/ha), non differenziandosi statisticamente da Fibranova, bensì da tutte le altre. La proporzione fra bacchetta e le altre parti epigee è stata simile fra le cultivar, eccezion fatta per Futura 77, che ha evidenziato una maggiore consistenza delle porzioni non fibrose. Le varietà ungheresi hanno presentato una maggiore percentuale di tiglio (Kompolti e Kompolti H-TC hanno superato il 40%), Carmagnola la più bassa (30%). Ciò a conferma di quanto riportato in letteratura circa la resa in tiglio di codesta, scarsa, ma di ottima qualità. Essa ha raggiunto inoltre i maggiori caratteri biometrici; Futura 77, la cultivar più bassa, non ha differito dalle tre cultivar ungheresi riguardo alla lunghezza e al diametro basale della bacchetta, né da tutte le altre per quello apicale. La risposta delle varietà all'irrigazione è stata univoca, tanto che l'interazione varietà per irrigazione non è risultata significativa. Essa ha invece prodotto effetti in quasi tutti i parametri esaminati (inducendo un incremento di circa il 65% in tutte le componenti produttive), a eccezione della percentuale di bacchetta per un pari incremento nella biomassa, tanto della porzione fibrosa che di quella non fibrosa (fogliame, apici, ecc.). Riguardo alla percentuale di tiglio l'aumento è risultato al limiti della significatività: l'irrigazione ha determinato, infatti, un incremento quantitativo indipendentemente dalla frazione relativa (tiglio e canapulo). In relazione al caratteri biometrici la differenza è risultata più marcata a livello della lunghezza e del diametro basale della bacchetta, risultando superiore al 30%.

CONCLUSIONI
I risultati hanno permesso di ottenere utili indicazioni sul valore agronomico dei materiali a confronto. Le rese sono risultate soddisfacenti, nonostante siano state il risultato medio di sei ambienti, dei quali solo due in irriguo. Se per la produzione di biomassa e bacchetta le varietà non si sono diversificate statisticamente, riguardo al tiglio le due cultivar ungheresi Kompolti e Kompolti H-TC hanno fornito le migliori rese e la più alta percentuale. Per questo carattere i valori elevati sono imputabili anche al metodo di ottenimento, basato sulla semplice decorticazione della bacchetta e non sul classico processo di macerazione, stigliatura e gramolatura. L'effetto dell'irrigazione si è evidenziato in tutti i parametri, specialmente in quelli quantitativi, denotando l'efficacia di questa pratica, ma, nel contempo, la necessità di ulteriori approfondimenti per la puntualizzazione delle modalità e dei volumi di adacquamento per l'ottimizzazione di questo segmento della tecnica colturale che rappresenta, comunque, un considerevole costo per l'agricoltore.

Andrea Del Gatto
Domenico Laureti
Istituto sperimentale per le colture industriali
Sezione di Osimo (Ancona)
e-mail isciosim@libero.it


Pierluigi Crescentini
Azienda servizi settore agroalimentare delle Marche (Assam)
Ancona
e-mail: crescentini_luigi@assam.marche.it